10 delle poesie più spaventose

Da scrittori ben noti come Edgar Allan Poe a scrittori contemporanei meno noti, ogni poeta in questa lista ha scritto contenuti agghiaccianti e da far venire i brividi. Queste poesie sono sicure di farvi venire la pelle d’oca e spaventarvi proprio prima di spegnere le luci!

Il Corvo di Edgar Allan Poe

“Il Corvo” è la poesia più famosa di Poe. È un pezzo abbastanza lungo, soprannaturale e onirico che fa uso dei temi più frequentemente visitati da Poe. C’è la perdita, la morte, la paura e, soprattutto, la presenza ossessionante del corvo parlante. La creatura grida per tutto il testo, una sola parola: “Mai più”. Questa poesia è sicuramente uno dei più spaventosi esempi di scrittura in lingua inglese e un ottimo punto di partenza se state cercando una notte terrificante.

Windigo di Louise Erdrich

Questa poesia inizia con una definizione della creatura del titolo, il windigo. Viene definito come un “demone invernale mangia-carne con un uomo sepolto in profondità”. Può essere liberato solo forzando “il lardo bollente” o il grasso lungo il suo percorso e sciogliendo l’uomo umano dal nucleo di ghiaccio. Il testo della poesia descrive questa creatura invernale che viene per un giovane bambino attraverso immagini agghiaccianti e memorabili. Il windigo porta via il bambino nella notte e può divorarlo o meno.

Il Vampiro di Conrad Aiken

In ‘Il Vampiro’ Aiken esplora la venuta di un grande male e le scelte fatte dagli uomini sulla sua scia. Il poema inizia con l’oratore, e i suoi compagni, che osservano l’arrivo di un grande essere. Una donna che ha potere sull’oscurità. Il mondo si ferma e la donna, un vampiro, diffonde nel cielo un’oscurità terrificante. Anche se all’inizio le sue parole sono confuse, alla fine vengono chiarite. Parla delle meraviglie che attendono coloro che si uniscono a lei, e delle morti empie che i negatori dovranno affrontare. Alla fine, la violenza finisce, la notte si ritira, e le conseguenze vengono rivelate. Ci sono corpi sparsi sul campo e alberi schizzati di sangue rosso

Ho sentito un funerale, nel mio cervello di Emily Dickinson

Questa poesia è una grande introduzione al mondo di Emily Dickinson. Ha scritto in modo prolifico sulle sue lotte con la salute mentale, come si può vedere nei brevi versi di questa poesia. All’interno del testo usa varie metafore, che riguardano la vita e la morte, per discutere la fine, gli inizi e la profonda, incrollabile paura di perdere la propria mente. L’autrice descrive lo scivolare via della sua sanità mentale attraverso l’immagine di persone in lutto che vagano nella sua testa. Sono in una specie di ciclo, incapaci di uscire o cambiare il loro modello.

Il Palazzo Infestato di Edgar Allan Poe

Il Palazzo Infestato,’ che fu usato nel racconto di Poe La Caduta della Casa degli Usher, è una terrificante ed estremamente realistica rappresentazione della follia. Il testo descrive una struttura che si degrada lentamente come i suoi residenti all’interno. La casa è usata come metafora della mente umana. Come la casa cade a pezzi, così fa una mente. Poe cerca di fare dei paragoni tra queste due diverse strutture.

La strega di Mary Elizabeth Coleridge

“La strega” è un breve poema narrativo in cui l’oratore iniziale del poema, la strega, sta descrivendo il processo che ha subito e tutte le difficoltà che ha affrontato mentre vagava sulla terra. Il racconto dell’oratrice è ossessionante e all’inizio il lettore si sente male per questa “piccola fanciulla”. Ma, nell’ultima strofa, le cose cambiano. La prospettiva cambia e il proprietario di casa che fa entrare la strega in casa sua racconta la poesia. Parla di come ha perso qualcosa di integrante della sua vita/casa quando ha fatto entrare la strega. Lei gli ha portato via qualcosa di indefinito, rendendo la narrazione ancora più spaventosa.

La città nel mare di Edgar Allan Poe

Questa opera fu pubblicata per la prima volta con un titolo diverso, altrettanto interessante, La città condannata. È considerato uno dei migliori scritti da Poe, certamente nella prima parte della sua carriera. Parla di una città che il lettore non vorrà certo visitare. È destinata al disastro, governata dalla personificazione della morte. La discesa della città nel mare è un’immagine ossessionante che porta alle immagini più oscure dell’inferno e della dannazione

Omeni di Cecilia Llompart

Una poesia strana e agghiacciante, ‘Omeni’ di Cecilia Llompart riunisce immagini oscure e affascinanti per parlare di presagi, oracoli, nostalgia e sogni. L’oratore si sposta dalla prima persona nella seconda metà della poesia e porta il lettore attraverso sogni ossessionanti che lo lasciano alla disperata ricerca di aria. Il poema si conclude con l’oratore che pone due domande retoriche. Esse riguardano il futuro, ciò che è da perdere e ciò che è già stato lasciato nel passato.

L’apparizione di John Donne

In questa poesia, Donne racconta l’interazione tra due amanti. L’oratore si rivolge alla sua amante, dicendole che verrà nel suo “letto” dopo la sua morte. Non la consolerà come lei vorrebbe essere confortata e si rifiuterà invece di spiegarle la situazione. L’oratore le chiede di pentirsi, di ammettere ciò che ha fatto di male, o di affrontare questo destino più tardi.

All Hallows’ Eve di Dorothea Tanning

Una breve poesia di quattordici righe, ‘All Hallows’ Eve’ porta il lettore attraverso una serie di immagini di notte, buio e dolore. La Tanning fa uso di parole appiccicose come “brandelli” e “polverizzare” mentre descrive le ossa che si rompono e il destino che si insinua “su pedate di gomma”. Parla della follia nelle casalinghe e del rossetto come un modo per “tranquillizzare / le paure generali”. La poesia termina con una serie di parole allitteranti, riferimenti a “gustosi antidoti” e persino un metaforico lupo mannaro.

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