Battaglia di Adwa

Combattimenti iniziali e vittoria etiope

I successi italiani all’inizio della campagna furono brillanti ma infruttuosi, e grandi eserciti etiopici minacciavano gli avamposti italiani alla fine del 1895. Le forze di Menilek, che contavano più di 100.000 persone, erano ben armate con armi moderne. Menilek, tuttavia, sminuì astutamente questa forza militare facendo trapelare falsi rapporti che indicavano un numero molto inferiore di truppe sotto il suo comando e diffondendo voci che c’era una diffusa discordia tra le sue forze.

Il governatore italiano e capo militare dell’Eritrea, gen. Oreste Baratieri, avvistò le forze di Menilek il 7 febbraio 1896, ma era consapevole delle molte sfide che l’esercito italiano doveva affrontare in quel momento – scorte inadeguate di cibo, acqua, vestiti e armi funzionanti e la mancanza di mappe affidabili – e non si precipitò in battaglia, scegliendo invece di rimanere in posizione fino a quando le scorte lo permettevano. Menilek era in una situazione simile, in pericolo di esaurire il cibo per le sue truppe ed esitante nell’iniziare uno scontro. I due eserciti aspettavano che l’altro colpisse per primo.

Il 28 febbraio Crispi inviò a Baratieri un telegramma furioso per cercare di spingerlo ad agire. Il giorno dopo, dopo aver discusso le opzioni con i suoi generali – compresa la ritirata, che inizialmente sembrava favorire – Baratieri fu convinto ad entrare in battaglia. Nonostante alcune perplessità, in seguito diede l’ordine di avanzare verso Adwa con 14.500 uomini contro un esercito etiope di circa 100.000. Le colonne italiane, oltre a dover fare i conti con la mancanza di rifornimenti adeguati, erano disorganizzate e incapaci di muoversi con successo sul terreno. Eliminati il 1º marzo dalle forze di Menilek, gli italiani si ritirarono attraverso un terreno difficile.

Il numero dei caduti dell’esercito italiano è stimato in più di 6.000, di cui poco più della metà erano italiani; il resto erano forze askari (truppe africane assunte e addestrate dagli europei). Inoltre, tra i 3.000 e i 4.000 di coloro che combattevano sotto il comando italiano furono fatti prigionieri dagli etiopi. Forse fino al 70% dei soldati italiani furono così uccisi o catturati. Più di 5.000 truppe etiopi furono uccise e 8.000 ferite nella battaglia – un numero maggiore delle perdite italiane, ma una piccola percentuale di tutte le forze etiopi.

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